Quando George Gershwin nel 1933 scrive il famoso spiritual Summertime, quasi fosse una ninnananna nera cantata nelle capanne ai margini dei campi di cotone
“Summertime, and the living is easy / fish are jumping / and the cotton is high / your daddy’s rich and your mamy’s good looking, / so hush little baby / don’t you cry”
probabilmente non sapeva che trent’anni prima, in Italia, Giovanni Pascoli scriveva questi versi:
“Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca. /Senti: una zana dondola pian piano, / un bimbo piange, il piccol dito in bocca; / canta una vecchia, il mento sulla mano. / La vecchia canta: intorno al tuo lettino / c’è rose e gigli, tutto un bel giardino”.
La vecchia col mento sulla mano canta la sua nenia in una notte d’inverno, mentre il tempo, inclemente, dimentica e cancella come un manto di neve ogni traccia di primavera, senza riuscire a eliminare dal cuore dell’orfano il senso di vuoto e l’assenza.
Summertime, allora, per questa notte di San Lorenzo, diventa una ninnananna per curare il pianto, sicché non si spenga ma si coltivi in petto, come solo il canto sa fare:
” … io lo so perché tanto / di stelle per l’aria tranquilla / arde e cade, perché si gran pianto / nel concavo cielo sfavilla”.