Mi sono ritrovata a riflettere su un passaggio scritto da Marco Rovelli che dice:
Oggi ho chiesto a Issa – un ragazzo del Sud Sudan – di tradurmi nella sua lingua, il dinka, “Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà”. Per spiegargli il significato di patria, gli dicevamo che è il luogo a cui ti senti emotivamente legato, a cui senti di appartenere, la tua casa, la tua terra.
e sulla differenza nell’interpretare parole e concetti da lingua a lingua; dunque mi sono detta che “libertà”, comunque la spieghi, è libertà per come la senti, è necessità e se non lo fosse, sarebbe un vero guaio;
o forse è già un guaio in tante parti del mondo e anche qui da noi, senza guardar lontano, ché pare abbiamo abdicato il nostro senso di Libertà a uno Stato d’Apparenza.
Poi sono tornata col pensiero al presente, al computo dei giorni, e allora mi sono detta che questa è “la notte dei desideri” e che io non ho grandi desideri per me stessa.
Guarire senza dubbio sarebbe una gran cosa, ma non chiederei mai di guarire come desiderio, i desideri devono avere un respiro ampio, non possono restare chiusi nel petto di un solo uomo.
Allora ho pensato che desiderare che la libertà torni ad essere intima necessità di ogni abitante di questo globo, per me sarebbe una conquista di civiltà cui dedicare questa notte che, nuvole permettendo, si spera stellata.