Gesù nei Golgota di questi flutti
l’ascesa è uno sprofondamento
nel martirio del rosso specchio ______________________ degli abissi
che riflettono speranze spezzate
nei singulti degli affamati.
Quanti agnelli, quante pasque di resurrezione
per questo disumano sistema
mortale?
*
Sanguina la sera crocifissa a questo
rosso quasi estivo, ha saputo dei corpi
che affondano disperazione
in questo cimitero spaventoso
di bellezza e di mare.
S’inchina il cielo raccolto in preghiera
brilla vermiglio l’impotenza senza
lacrime, quest’assuefazione lenta __________ _________ all’orrore
nel tuo dormire si spoglia l’intera
frequenza delle tensioni del giorno
la miracolosa vertigine del sogno
s’apprende alla leggerezza del tuo sonno
niente spergiuri misericordiose ansie:
la pioggia stanotte batte la notte
ripercuote le giornate come una sferzata di benedizioni
che alleggerisce la coscienza dagli orrori
lava via la presenza del nostro coesistere al mondo.
la lentezza del pensiero in te s’accuccia madrefiglia
in te riprende fiato.
quando al mattino ti svegli assonnato e svogliato stizzisci al mio –buongiorno! ti fa da richiamo la colazione d’orzo dolce e chicchi di grano, mentre osservando la noia che t’arreca il mio dovere materno, faccio riserva d’attese e speranze per quando non potrò più espiare _________ __________la svogliatezza dell’iniziarti a vivere secondo dopo secondo.
ho scritto le migliori poesie
ponendo asterischi al margine
di uno specchio di stelle per carpire
i tuoi pensieri nel riflesso
delle mie lune
nel rileggerle a distanza di anni
col senno di poi e la senescenza
che acquieta
compongo arcobaleni di ricordi
nella scia di una supernova
in equilibrio tra speranza e delusione
sapere di aver fallito, sbagliato, ferito
è una consapevolezza che non voglio abbandonare
se mi giustificassi con te, bambino mio,
sarei indegna di averti amato.
a Melania come dire auguri quasi fosse tutto un anno buono senza refusi, raggiri, corti o lunghi tra noi fatti a pezzi dentro gli occhi e le vesti rincorse dai gesti primule dei nostri stessi impiastri ti direi, carezzando i capelli
Il progetto parte da Le architetture dell’orrore, che può considerarsi prologo dell’intero libro, e proseguirà con la vita di due donne che a specchio canteranno la loro percezione del mondo e degli eventi, i piccoli frangenti, le vicessitudini, gli incontri, le ansie, le paure, le passioni, i ricordi.
Il libro si apre dall’epilogo che le coinvolge entrambe e fonderà tecniche di scrittura diverse in un unico percorso narrativo.
(nc)
Quando George Gershwin nel 1933 scrive il famoso spiritual Summertime, quasi fosse una ninnananna nera cantata nelle capanne ai margini dei campi di cotone
“Summertime, and the living is easy / fish are jumping / and the cotton is high / your daddy’s rich and your mamy’s good looking, / so hush little baby / don’t you cry”
probabilmente non sapeva che trent’anni prima, in Italia, Giovanni Pascoli scriveva questi versi:
“Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca. /Senti: una zana dondola pian piano, / un bimbo piange, il piccol dito in bocca; / canta una vecchia, il mento sulla mano. / La vecchia canta: intorno al tuo lettino / c’è rose e gigli, tutto un bel giardino”.
La vecchia col mento sulla mano canta la sua nenia in una notte d’inverno, mentre il tempo, inclemente, dimentica e cancella come un manto di neve ogni traccia di primavera, senza riuscire a eliminare dal cuore dell’orfano il senso di vuoto e l’assenza.
Summertime, allora, per questa notte di San Lorenzo, diventa una ninnananna per curare il pianto, sicché non si spenga ma si coltivi in petto, come solo il canto sa fare:
” … io lo so perché tanto / di stelle per l’aria tranquilla / arde e cade, perché si gran pianto / nel concavo cielo sfavilla”.