Orfeo (III), Poema a fumetti, Dino Buzzati

Carteggi Letterari - critica e dintorni

di Daniela Pericone

Anche Dino Buzzati propone la sua versione del mito di Orfeo ed Euridice pubblicando nel 1969 per Mondadori Poema a fumetti, un libro originale e innovativo, un’opera che non è un romanzo né un fumetto vero e proprio, ma contiene i caratteri di entrambi, a metà strada tra letteratura e pittura.

Il fatto è questo: io mi trovo vittima di un crudele equivoco. Sono un pittore il quale per hobby, durante un periodo purtroppo alquanto prolungato, ha fatto anche lo scrittore e il giornalista. Il mondo invece crede che sia viceversa e le mie pitture non le “può”  prendere sul serio. […] Ma dipingere e scrivere per me sono in fondo la stessa cosa. Che dipinga o che scriva, io perseguo il medesimo scopo, che è quello di raccontare delle storie.
(Dino Buzzati)

Attraverso la grafica di più di duecento tavole l’autore del Deserto dei Tartari

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Le narrazioni (a cura di Daniele Greco) – Paolo Zardi, “XXI secolo”, Neo edizioni, 2015

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Paolo Zardi, XXI secolo, Neo edizioni, 2015, 156 pagine.

XXI-secolo-Paolo-ZardiNel racconto di Paolo Zardi, “L’amore reclinato”, pubblicato per l’antologia La vita sobria. Racconti ubriachi (Neo edizioni, 2014, a cura di Graziano Dell’Anna), il protagonista si ritrova all’improvviso da solo, lasciato dalla moglie scappata con un altro e, nella nuova condizione forzata di single, si ritrova nell’inferno di serate alcoliche trascorse da solo o con amici che non sanno fare altro che parlare di soldi e di lavoro. In una pagina memorabile il protagonista, imbesuito dai superalcolici e alla ricerca di una parola umana di consolazione da parte degli amici, subisce la sfrontatezza di uno di questi che, ignorandone la sofferenza e mostrando tutta la propria anaffettività, non trova niente di meglio che suggerirgli il nuovo business nel quale gettarsi a capofitto: quello della coltivazione dei funghi.
A partire da questo tema, l’epifania della disumanità dilagante di questi nostri tempi…

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Su “Santuario del transitorio” – Alessandro Salvi

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di Viola Amarelli

Sestine, madrigali e financo una “sonettessa” in questo “Santuario del transitorio” (L’arcolaio, 2014) di Alessandro Salvi che raccoglie e sistematizza precedenti plaquette ma la scelta stilistica non inganni, in questo libro si trova poco del neo-metrico degli ultimi decenni. Il riuso di formule classiche, difatti, sembra qui riconnettersi a ragioni differenti: l’esigenza di “dire” il crudo del nulla attingendo agli stilemi dell’epoca storicamente regina della “vanitas”, il barocco; l’italofonia dell’autore, nato e residente a Rovigno nell’Istria ora croata, che filtra nella lingua “fossili” letterari tanto più preziosi quanto più avvertiti lontani, coniugandoli peraltro in un dettato lineare e trasparente. La forma chiusa, di fatto,  è in Salvi declinata con un’apparente semplicità colloquiale  e una vena di continua autoironia tali da allontanare ogni sospetto di mero esercizio tecnico o iperletterarietà.

La dimensione dell’horror vacui (Occorre negoziare con l’orrore del nulla) è presente sin dal titolo, mutuato…

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23 maggio 1992: “basta che ognuno faccia il suo dovere”

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di Daìta Martinez

ho guardato
giovanni
da quel lenzuolo

_ verde carta _

pronto soccorso
urla
vesti bianche, urtate
e
il corpo, suo
caduto
in un altrove di dolore

avvolto

_ verde carta _

valore di un ideale
non sventrato in quell’ade di tritolo

lì ! innanzi al neon
traversa bocca
obliqua luce
di sangue folta

sangue
di rabbia
purpureo di eterno

( 23 maggio 1992 )

si parlava.
ci si accompagnava alla melodia dell’imbrunire

d’un tratto sirene a foderare canto
in pioggia di sgomento
nell’ora dell’infamia

ho guardato
giovanni
da quel lenzuolo

_ verde carta _

il grido
la sua compagna in lotta con il respiro
porte aperte
chiuse
aperte

nella stessa croce ri _congiunti

corridoio di pietra : ruote stridenti al passaggio

e quel neon
e quel viso che non c’era

e le sue parole

[…] “perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori…

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Proseguendo un finale: una lettera di Elio Pagliarani a Franco Fortini.

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di Vincenzo Frungillo

Il libro del 1968 Lezioni di fisica e Fecaloro è inaugurato da un testo che si intitolaProseguendo un finale e sembra essere una dichiarazione di continuità, almeno sul piano etico, rispetto a quanto cantato nel coro finale di La ragazza Carla. Ciò che muta in modo sostanziale in questo nuovo libro, pubblicato otto anni dopo il poemetto sull’impiegata dell’Olivetti, è il riaffacciarsi dell’io del poeta e l’ipermetropia del verso. La poesia di Pagliarani si avvicina sempre di più alla prosa, ma non è un prosa poetica è poesia a tutti gli effetti. E’ come se il poeta continuasse il coro del finale e allo stesso tempo indagasse le ragioni per cui quel coro non cessi e non permetta nuovamente alle eroine del quotidiano di tornare in scena. Il poeta, l’io poetico, l’”io personaggio”[1], occupa il testo con i suoi dubbi. Se parlassimo di tragedia…

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Walt Whitman: un poeta contro i ghetti, le prigioni mentali e il pregiudizio

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di Giovanni Graziano Manca

foglie-derba-1_1508_Foglie d’erba (titolo originale Leaves of grass)* è uno dei capolavori assoluti della letteratura americana di ogni tempo, molto probabilmente l’opera poetica di più vasta rilevanza mai pubblicata negli Stati Uniti. Il libro di tutta una vita, è stato definito, quella del suo autore Walt Whitman, che a più riprese vi si dedicò dal 1855, anno della prima edizione stampata a spese dello stesso poeta americano, fino al 1892, anno in cui Whitman, che era nato nel 1819, morì. Edizioni intermedie di Leaves of grass furono approntate dal letterato nel 1856, 1860, 1867, 1872, 1881 e 1892. Un lavoro accresciuto e instancabilmente ‘coltivato’ nel corso degli anni, Foglie d’erba, un libro che innanzitutto, anche a partire dal titolo, dà l’idea di una entità biologica a se, di qualcosa di vivo che cresce senza sosta e che cambia e si arricchisce continuamente acquisendo anche un certo…

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Consonanze e dissonanze di Lorenzo Mari – Attraverso le finestre della traduzione

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CONSONANZE E DISSONANZE

cop.aspxAttraverso le finestre della traduzione. Javier Vicedo Alós, “Finestre su nessuna parte” (Gattomerlino Superstripes 2015)

alos Javier Vicedo Alós

Avvicinandomi all’opera di Javier Vicedo Alós e in particolare alla sua prima traduzione italiana in volume, ad opera di Antonio Bux, cercherò di non farmi prendere la mano dalla forte consonanza che sento con i testi di entrambi gli autori – a riprova del fatto che ogni traduzione ‘riuscita’ è, a sua volta, una creazione… È una consonanza, d’altronde, che ho già avuto occasione di dimostrare, dando un mio piccolo contributo alla traduzione online di alcuni testi del poeta originario di Castellón, classe 1985, che sono stati pubblicati qui
L’inizio, dunque, può anche essere retorico, ma lo è soltanto, spero, in funzione di ciò che segue. Manipolando creativamente il titolo dell’opera di Vicedo Alós, infatti, potrei dire che, nelle condizioni disastrate della traduzione poetica in lingua italiana…

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Parterre ( I ) : Giovanni Renzo

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di Marta Cutugno

Carteggi Letterari – critica e dintorni inaugura la rubrica “Parterre”, nuovo spazio riservato a musicisti in attività più o meno conosciuti, ad interviste e molto altro. Il primo ospite è Giovanni Renzo, pianista e compositore dal grande valore artistico e umano. Diplomatosi in Pianoforte al Conservatorio “Arcangelo Corelli” di Messina, sua città natale, si perfeziona successivamente a Roma con Martin Joseph, con Enrico Pieranunzi e Bruno Tommaso – in occasione dei Seminari Nazionali di Musica Jazz a Siena – all’Accademia Musicale Chigiana con Ennio Morricone e Sergio Miceli in musica per film e con Bud Freeman in composizione e orchestrazione alla Berklee Summer School di Perugia. Il suo esordio avviene nel 1979 come pianista jazz: da allora, e sino ad oggi, ha calcato prestigiosi palcoscenici sia in Italia che all’estero collaborando con grandi artisti tra cui Paolo Fresu, Gianluigi Trovesi, Giulio Capiozzo, Bradley Wheeler…

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Inediti : da “Still life” – Adriano Padua

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1.2

nell’avversione fredda dell’inverno
con troppo vuoto interno da riempire
ogni segno di noi viene a svanirsi
comparse in una rappresentazione
tutto procede come da copione
queste parole sono una prigione
il lato oscuro della libertà
vana sacrale gioia di silenzio
taciuto in una lingua ombrosa e ruvida
immobile e porosa pietra aspra

i giorni bruceranno come strade
di terre conquistate nel sospendersi
del nostro tempo sospirato e perso
cerchio chiuso che gira senza verso

2.2

Il buio è l’abitudine di perdersi, visione non emersa, accumulando vuoti progressivi,
anonime e astigmatiche spirali, reali che collassano se stesse, nel torcersi concentriche.
I suoni sullo sfondo sono vortici, sfregiati dalle raffiche di luce, compongono la notte come è fatta,
nel suo regno vacante, disegno senza genesi, alieno novilunio, in nebulosa nemesi,
precipitato verso il proprio nucleo, per crolli verticali in un cratere enorme, in cui ogni voce affonda,
e si deforma…

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Ricordando Demetrio Stratos

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di Giovanni Graziano Manca

DemetrioStratos04Mi chiedono spesso quali siano i motivi del mio speciale interesse verso la musica degli anni Settanta e i suoi protagonisti. Il motivo vero non risiede, come si potrebbe forse immaginare, in un atteggiamento di mero sentimentalismo nostalgico ma piuttosto nella constatazione del fatto che in quegli anni di grande entusiasmo, di idealismo esuberante, di vivace creatività artistica, di fermenti politico culturali straordinari oggi quasi del tutto sopiti e di generoso impegno da parte di movimenti studenteschi e sociali, il mondo delle sette note aveva per protagonisti molti straordinari e irripetibili personaggi. Uno di questi era certamente Demetrio Stratos. Definire Stratos un cantanterocktout court oppure semplicemente un musicista è del tutto riduttivo se non colpevolmente superficiale. Stratos, un ex studente di Architettura presso il Politecnico di Milano nato nel 1945 ad Alessandria d’Egitto da una famiglia di origine greca, matura fin da giovanissimo…

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ADALINE – L’ETERNA GIOVINEZZA: Il Cinema del venerdì a cura di Francesco Torre

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ADALINE – L’ETERNA GIOVINEZZA

Regia di Lee Toland Krieger. Con Blake Lively (Adaline), Michiel Huisman (Ellis), Harrison Ford (William), Ellen Burstyn (Flemming).
Usa 2015, 109’.
Distribuzione: Eagle Pictures.


blake-lively-is-forever-young-in-age-of-adalineUna fiaba moderna e un canto d’amore per San Francisco. Su queste due direttrici, il film – che sembra oggettivamente costruito per riconfigurare la carriera di Blake Lively, già protagonista della serie tv Gossip Girl e modella contesa dalle maggiori firme internazionali – costruisce la propria identità viaggiando attraverso un territorio accidentato e pieno di insidie: la linea di confine, cioè, tra il fantasy e il melodramma.
Nata nel 1908 nella città del Golden Gate Bridge, Adaline Bowman è vittima nel 1937 di un incidente d’auto e successivamente di un fulmine. Il combinato disposto di questi due elementi muterà la sua struttura cellulare rendendola incapace di invecchiare. Il suo aspetto perennemente giovanile, però, ben presto si scontrerà con i documenti ufficiali, finendo…

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“Caro Piccolo ti scrivo”

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“Caro Piccolo ti scrivo… Corrispondenza inedita degli ultimi gattopardi di Sicilia” è il titolo di un libro a cura del giornalista Franco Tumeo ed edito dalla Fondazione Federico II. Un’immersione nel  mondo dei fratelli Piccolo di Calanovella attraverso un‘accurata selezione di 200 cartoline appartenenti a un corpus di oltre 600 documenti. Una collezione lunga quasi settant’anni, dal 1900 al 1964, che ci restituisce una mappa dettagliatissima dei rapporti umani e culturali intrattenuti dall’eccentrica famiglia. In parallelo con la pubblicazione del volume, nell’estate 2014, è stata allestita anche una mostra nella galleria dell’Aula Magna dell’Università di Messina. Con i più noti Lucio e Casimiro, in primo piano pure le figure di Teresa Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò, la donna che seppe sfidare le convenzioni dell’epoca e abbandonò il marito Giuseppe Piccolo dopo un tradimento, e della figlia Agata Giovanna, la primogenita, a cui si deve il giardino di Villa Piccolo. Ovvero…

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“A proposito di Franco” al Biografilm Festival di Bologna

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Il documentario di Gaetano Di Lorenzo, dedicato al regista Franco Indovina e realizzato dall’Associazione Arknoah in collaborazione con la Film Commission della Regione Siciliana, selezionato alla prestigiosa kermesse bolognese che si terrà dal 5 al 15 giugno 2015.

 Un documentario intenso ed emozionante per ricostruire la storia di un regista che merita di essere ricordato. A proposito di Franco ricostruisce la vita e la carriera del cineasta palermitano Franco Indovina, mai finora protagonista di studi specialistici. Diretto da Gaetano Di Lorenzo, autore di numerosi documentari premiati in diversi festival, il film è stato selezionato per l’undicesima edizione del Biografilm Festival di Bologna – International Celebration of Lives, in programma dal 5 al 15 giugno (http://www.biografilm.it/2015/), nella sezione Biografilm Italia. La produzione è dell’associazione culturale “Arknoah”, con produttore esecutivo Francesco Torre, e il lavoro è stato realizzato in collaborazione con la Sicilia Film Commission. La colonna sonora…

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