Emiliano Michelini. Alcune poesie da “Costanza delle rose”

Carteggi Letterari - critica e dintorni

MILANO

(I)

Una distanza diventava
la faccia di mia madre, evasione
in puntini e colori, rimanendo
dentro le vetrine,
scalciando nel porcilaio. Indossando
la cicatrice cardiaca
fredda come l’azzurro
dei pini contro il cielo
che mutando
s’imbatte in schiene
bruciate.

(II)

Milano, il tuo cielo sottoterra
crollato in Plastic, in Miuccia Prada
con dita sbriciolate, occhi
scannati
nella fenditura dei gettoni, come neonati
gettati nella luce.

(III)

Milano a chi confesso il nome
reciso alla radice, ceduto
nell’inesauribile kilometro
nell’occidente delle sere
scritto sul muro
della deglutizione.

(IV)

Catarsi di una pagina, pupilla
sottratta alle galassie

e sussurrata nei vetri, nelle
panetterie di una inargentata
sera, madre sui tetti
di Milano
sei tu.

(VI)

Diluvio
dei piedi nella congestione
di generazione in generazione.
Pietre e galassie.
*

LASER

(II)

L’ abisso
calmo, fermo
ci ha chiamati a sé, radunati
uno per uno, ci ha insegnato
il respiro femminile e duro

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ATTILA al Teatro Bellini di Catania

Carteggi Letterari - critica e dintorni

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Con Attila, dramma lirico in un prologo e tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Temistocle Solera, si chiude la stagione lirica 2014 del Teatro Bellini. L’attesissimo re degli Unni verdiano è tornato a Catania dopo trentacinque anni di assenza dai cartelloni e l’allestimento dell’ E.A.R Teatro Bellini ha proposto la regia di Vincenzo Pirrotta, le scene di Salvatore Tropea, le luci di Salvatore Da Campo. All’apertura del grande sipario la scena si presenta piuttosto scarna e tale resterà fino al concludersi della vicenda: due blocchi rocciosi di piccola e media grandezza – uno a destra l’altro a sinistra – resteranno nella medesima posizione da principio a fine. Nessun evidente cambio di scena, quindi, se non l’ingresso dall’alto di una cascata di liane di tarzaniana memoria – che spesso, volutamente o no, intrappoleranno i protagonisti – per realizzare scenicamente il bosco che separa il…

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Il tormentoso cammino della conoscenza. Percorso nella poesia di Bartolo Cattafi

Carteggi Letterari - critica e dintorni

L’intera rotta poetica di Bartolo Cattafi si distingue, fin dagli esordi, per una sfilza di accensioni primordiali riguardanti il viaggio come metafora di ansia conoscitiva; la spasmodica ricerca del divino; la nettezza definitoria nella vorticosa nomenclatura degli oggetti i quali, a loro volta, assurgono ad emblema di una condizione, di un precipuo sentire della coscienza; l’invettiva sociale nei confronti di un mondo dall’etica ormai in caduta libera.
Gli inizi coincidono cogli anni della resistenza al nazifascismo e dello sbarco alleato in Sicilia: periodo segnato da un soffocante aleggiare di morte, avvertibile anche in molte delle primissime poesie, permeate tuttavia da un abbacinante colorismo, in cui si rispecchia la fervida smania sensoriale di un animo ancora profondamente pagano, immerso nell’ovattata fisicità di un paesaggio dalla solarità allucinante, ovvero coercitiva perché illusoria:

Cominciai a scrivere versi non so come, ero sempre in preda a non so quale ebbrezza, stordito da sensazioni troppo…

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Abu Ghraib e la banalità del male

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In posa

“Un documento della nostra ordinaria e banale brutalità (estetica) come indice fondamentale della guerra contemporanea combattuta in nome dei valori democratici”. Per il docente di Filosofia (Università di Messina) Pierandrea Amato, autore del libro “In posa. Abu Ghraib 10 anni dopo” (Cronopio 2014, 74 pagine, 8 euro), le istantanee del carcere irakeno, con i torturatori statunitensi in posa fotografica al fianco dei torturati, giungono “oggi alla piena decifrazione esibendo, secondo un’idea di Walter Benjamin, ciò che ci permette di riconoscerle per quello che esse realmente sono”.

L’agile volume colpisce sin dalla scelta dei titoli dei capitoli: Soglia, Inquadratura, Scena, Immagine, Fuori Fuoco, con un’introduzione dal titolo “Sequenze dalla fine di un mondo”, che rivelano un legame semantico con il cinema e il suo linguaggio. Sin dalla meticolosa descrizione di ciò che ha visto, l’autore rileva che «la fotografia e la guerra condividono una tendenza fondamentale: aboliscono il tempo, concepiscono una…

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