L’elogio dell’incompiuto” 4.

 

Un’inconsueta lentezza nel latte al mattino
accompagna la pesantezza del pane duro a colazione.
Un senso di incompiutezza ricopre l’aria,
le signorine ortensie e la vecchia palma
colma di datteri sempre in offerta.
Si dice che l’amore si semini per sradicare le ortiche,
io vorrei rovi di parole per sciogliermi le labbra
e tentare una risposta all’ombra dietro la credenza
che minaccia la parete scoscesa nell’incavo della coscienza
sì che fosse normale che d’agosto s’intreccino le vie d’aprile:
“oggi è il ventotto” – nel trasalire al computo delle cose del reale –
_____________________  “ricordo bene il fiorire dei vetri

_____________________   colorati sui viali dello stupore
_____________________   privo della nostra consistenza”.

 


 

il 28 è un numero ricorrente nella mia kaballah, l’intero computo numerico temo possa solo restare parte del mistero di quanto rimane oltre il compiuto e l’incompiuto.

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L’elogio dell’incompiuto – 2.

copertina VerdeAcqua, rigida appena, scaffale 12:
classici senza tempo – etichettava
quando voltò pagina per entrare dove si sarebbero
prese per mano nel sapore acceso del mattino.

Dunque, cominciò a reggere l’aurora
tra il freddo e le dita un tè bollente
– macchinetta, pochi cents, per farla breve: il solito languore d’ossa.

Allora scrisse, come sempre scrisse,
con la profonda inutilità della sua intuizione
(tutti sanno che bene o male qualcuno, prima, avrà già avuto
la medesima meglio riuscita ispirazione):

Mia Cara,
ci fu un mattino che come ogni mattino
raccolse ferocia e memoria,
poi venne l’acqua a ricucire gli occhi
alla ferita e di seguito furono trapunta e piumino,
la punta del naso, una montagna
di capelli, indifesi come solo gli ombrelli
spogliati dal vento.

La verità è sempre la solita vecchia storia:
Siamo nudi Piccoli grossi Seni
pronti ad allattare il Mondo al primo Vagito
finché non giungono Ruvidi i saluti
Neri Nei ai capezzoli Offerti nel dove e nel quando
la Vita incontra l’insolenza delle cose rapide
[così inutili le più belle!]
per dirci l’eternità di un istante.

_______________

A Viola per l’eternità di ogni istante.

“copertina VerdeAcqua” – qui si fa riferimento al libro di Viola Amarelli “Le nudecrude cose ed altre faccende”, ed. L’Arcolaio

L’elogio dell’incompiuto – 1.

il miracolo di quelle cose libere che si amano così,
così – quasi fosse
l’impossibilità di domare la pelle del mare,
o la riva del fiume quando devasta la saccenza
delle previsioni oltre l’abisso della sorpresa,
ma è solo
[o_siamo] una parola che svolta
– dunque, eccoci: prossima scena:
il tavolino si allaga [dentro lo sguardo di una donna]
lui osserva. Si suppone che piovesse,
non è detto un pianto, si suppone ancora una sorpresa:
______ lei non chiese, lei non aspetta.
Ricapitolando, dunque:
C’era una donna, poi fu un seno
e più tardi ancora un piccolo ristagno
che chiamarono cielo
come il grido di chi nasce
nel silenzio di chi muore.
Si aggiunsero poi
un’unghia spezzata, lo smalto, pezzetti di memoria,
vetro colorato, calze a rete,
– si disse un tempo di una riga che saliva su per il polpaccio alla coscia:
__________________ un’ascesa al paradiso.

Di tutte queste cose libere è la natura terrena dell’amore
quando mima il suono dentro il petto che sembra mio così pieno,
piccolo grosso, distrattamente andato
giù dabbasso al ventre maturo
– si disse un tempo: turgido, bianco, come qualcosa di incompiuto:

ma la natura distratta delle cose
è un equilibrio di terrena assoluzione,
la sorpresa per ciò siamo, che mai saremo.

L’elogio dell’incompiuto – 0.

La vita è l’elogio dell’incompiuto, niente più della vita conosce ogni irrisolto e plausibile risvolto della sua stessa esistenza. L’unica compiutezza della vita sta nel suo esatto contrario, quello di cui non abbiamo diretta esperienza e che ci risulta comprensibile solo come suo opposto, ossia non-vita, dunque morte; ma pure dinanzi a quest’ultima possibilità, quale causa, effetto e conseguenza dell’esistenza stessa, non c’è vita che possa dirsi realmente compiuta, finita; giacché è il concetto stesso di finitezza che non ha alcun riscontro nel nostro stato di appartenenza microscopica ad un insieme infinito, inconcluso, irrisolto nel suo equilibrio di incommensurabile ed incomprensibile compiutezza.

 è una bugia d’infinito questo biancore di spazi sospesi
nella presunzione di una plausibile appartenenza

________________________  che sgomenta

come la logica di un punto che non origini retta né parallelo
ad altro che ciò che tocca, come la superficie oscena di una pagina virginale 
e la b e l l e z z a ] quando somiglia alla perfezione e le si avvicina, f r e d d a ] lenta.

[con l’imprevedibile ovvietà delle domande che non vorresti porti]

Si potrebbe obiettare che il passaggio della vita nel suo contrario segni la fine, quindi la conclusione dell’esistenza, e in un certo senso una simile affermazione pare avere un logico e tangibile riscontro: un corpo vivo agisce, un corpo morto cessa di partecipare all’azione; pur tuttavia, nonostante l’esistenza abbia una sua biologica fine, nel suo svolgimento non fa altro che mettere in moto un ventaglio di concatenazioni tra causa ed effetto, che nel metterne in luce l’aspetto della reiterazione a catena e della continua sospensione, rivela una quantità di implicazioni irrisolte che ne determinano la sua effettiva non-fine in aree recondite e non sperimentabili di spazio e di tempo, che continueranno la loro funzione determinante nel concatenarsi di altre cause e altri effetti sull’esistenza del singolo e su quella delle esistenze che per causa ed effetto si ritrovino nelle medesime aree spazio-temporali. La serie delle concatenazioni esistenziali ha un raggio d’azione talmente vasto da potersi considerare l’unicum delle esistenze in un’unica irrisolta, eterna, inconclusa pulsione vitale ed esistenziale.
[…]