Un’inconsueta lentezza nel latte al mattino
accompagna la pesantezza del pane duro a colazione.
Un senso di incompiutezza ricopre l’aria,
le signorine ortensie e la vecchia palma
colma di datteri sempre in offerta.
Si dice che l’amore si semini per sradicare le ortiche,
io vorrei rovi di parole per sciogliermi le labbra
e tentare una risposta all’ombra dietro la credenza
che minaccia la parete scoscesa nell’incavo della coscienza
sì che fosse normale che d’agosto s’intreccino le vie d’aprile:
“oggi è il ventotto” – nel trasalire al computo delle cose del reale –
_____________________ “ricordo bene il fiorire dei vetri
_____________________ colorati sui viali dello stupore
_____________________ privo della nostra consistenza”.
il 28 è un numero ricorrente nella mia kaballah, l’intero computo numerico temo possa solo restare parte del mistero di quanto rimane oltre il compiuto e l’incompiuto.