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Carteggi Letterari - critica e dintorni

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Che cos’è Carteggi Letterari?

Carteggi Letterari – critica e dintorni (Clcd) è un’Associazione culturale nata da un gruppo di scrittori, giornalisti, artisti, musicologi, disegnatori, critici culturali, letterari, cinematografici e musicali che dal 2013 in poi hanno deciso di impegnarsi e collaborare insieme al fine di creare un luogo (fisico e virtuale) attraverso il quale dare vita a eventi, iniziative, progetti editoriali e altro, nell’ottica della diffusione e condivisione libera della cultura e dell’arte in generale.

Carteggi Letterari – critica e dintorni (Clcd) – CF: 97116990835 – si è costituita come Associazione nell’aprile 2015 allo scopo di finanziare grazie alle quote sociali dei soci fondatori e alle – speriamo numerose – donazioni libere e/o sponsorizzazioni di Enti privati e pubblici, una serie di attività culturali partendo dalla trasformazione del presente sito web in Rivista Letteraria e Culturale, regolarmente registrata.

Carteggi Letterari opererà sì prevalentemente in rete, ma sarà anche una casa editrice…

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Il caso e la ragione

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 di Maria Luisa Neri


Daniela Pericone, Il caso e la ragione, Book Editore, 2010

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Daniela Pericone è impegnata nel mondo culturale e letterario non solo reggino da molti anni come poetessa e critico letterario e ha al suo attivo un palmares lusinghiero di premi e riconoscimenti. Il caso e la ragione è l’ultima in senso cronologico delle sue pubblicazioni edita da Book Editore. Nei suoi versi, ho trovato immagini di fascinosa complessità in cui si manifesta quella che Fondane definiva la coscienza vergognosa del poeta, testa di ponte tra la parte insensata dell’anima e l’adorazione del pensiero.
Scrivere poesia suscita infatti stupore e sospetto. Stupisce che si faccia poesia, mentre le cose del mondo girano vorticosamente e l’indifferenza occupa le coscienze. Come gli stregati frequentatori del castello di Atlante, si vaga alla ricerca di un quid che ci dia certezza e appaghi l’ego inappagato. E coglie tutti…

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“Mia madre” e le ferite dell’esistenza

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Fallimenti esistenziali, crisi nei rapporti umani, egoismi e cecità, mentre le ferite del vivere irrompono sulla scena e non smettono di cambiare in profondità lo scenario interiore. Su tutto, l’impossibilità di guardare davvero gli altri, di riconoscerli e ascoltarli, in un contesto nel quale prevalgono l’inadeguatezza e l’incapacità di assumersi le proprie responsabilità. Il cinema di Nanni Moretti, e anche “Mia madre” lo conferma, è un viaggio nello “smarrimento del presente”, come il titolo del libro di Roberto De Gaetano (Luigi Pellegrini Editore, 2011), il quale individua in Moretti “l’autore italiano che più di altri ha saputo leggere il presente, percepirne gli smarrimenti, rappresentarne le fratture, ma soprattutto riconsegnarcene le maschere, private e pubbliche, che lo hanno attraversato e per molti versi composto”.

“Io non sono più in grado”, rivelava lo psicoanalista al suo paziente nella Stanza del figlio, prima che in “Habemus Papam” l’inadeguatezza assumesse una dimensione universale…

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«Il mondo mi odia e non lo sa»: il Vangelo secondo Pasolini – Il Cinema del venerdì a cura di Francesco Torre

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«Il mondo mi odia e non lo sa»: il Vangelo secondo Pasolini

La morte compie un fulmineo montaggio della nostra vita, ossia sceglie i suoi momenti veramente significativi e li mette in successione, facendo del nostro presente, infinito, instabile e incerto, e dunque linguisticamente non descrivibile, un passato chiaro, stabile, certo, e dunque linguisticamente ben descrivibile. Solo grazie alla morte, la nostra vita ci serve ad esprimerci. (P.P. Pasolini, “Osservazioni sul piano-sequenza” 1967, in Empirismo eretico, Garzanti 1972 ).

E’ il 1962 e Pier Paolo Pasolini viene invitato da Papa Giovanni XXIII a partecipare ad un convegno tra laici e cattolici, ad Assisi. In viaggio verso la città, in una nota a margine di un disegno, l’artista bolognese mette per iscritto una frase che, nella sua semplicità, esprime le istanze fondamentali di tutta la sua opera letteraria, cinematografica e umana: la lotta per l’affermazione della propria personalità; il suo…

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dalla raccolta inedita “breviario”

19042015

Gesù nei Golgota di questi flutti
l’ascesa è uno sprofondamento
nel martirio del rosso specchio
______________________ degli abissi
che riflettono speranze spezzate
nei singulti degli affamati.

Quanti agnelli, quante pasque di resurrezione
per questo disumano sistema
mortale?

*

Sanguina la sera crocifissa a questo
rosso quasi estivo, ha saputo dei corpi
che affondano disperazione
in questo cimitero spaventoso
di bellezza e di mare.

S’inchina il cielo raccolto in preghiera
brilla vermiglio l’impotenza senza
lacrime, quest’assuefazione lenta
__________ _________ all’orrore

***

Vascomania: Sballi Ravvicinati del terzo tipo

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di natàlia castaldi

Sballi Ravvicinati del terzo tipo, terza traccia del secondo album “Non Siamo Mica Gli Americani“, del 1979, è forse uno dei pezzi e testi più belli e significativi di Vasco Rossi. Il testo, intenso e accompagnato da un ripetitivo giro d’accordi, nella sua semplicità sembra cullare il canto quasi parlato, recitato, che racchiude in sé una preghiera di speranza non in un Dio, in un salvatore, nell’avvento del politico risolutore, nel matto di turno, o negli alieni che negli anni Settanta venivano avvistati con paura e speranza in giro per il mondo popolando di fascinazioni fantastiche letteratura, musica (Extraterrestre di Eugenio Finardi, per citarne una, è del 1978) e cinema (Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg, è del 1977), ma nella consapevolezza dell’essere semplicemente uomini, esseri finiti e fondamentalmente soli, che a proprie spese impareranno che “dovevano fare…

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Conversazioni col nulla. La terra franata dei nomi di Gabriele Gabbia

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«L’esercizio della poesia è una prova di resistenza alle asperità quotidiane e all’indifferenza degli uomini. Le squallide vicende dei giorni presenti paiono sottolineare l’inutilità della poesia, perché essa, sempre più scalzata sui margini, nulla può lenire e a troppi non dice nulla. La poesia è magnificamente superflua come il dolore e troppo fragile in tempi di sopraffazione. […] Scriver poesie nell’assedio in cui siamo invischiati vuol dire caparbietà di non soccombere agli sfaceli, di sopravvivere, tenendo a distanza con la magia del Belcanto, con la pienezza polposa delle parole, con gli esorcismi delle paronomàsie e delle assonanze la Morte»[1]. Così scriveva con sconcertante attualità, a proposito del suo Autunnale barocco, il grande e troppo presto dimenticato Angelo Maria Ripellino, insignendo alla poesia un ruolo di prostrato titanismo e lancinata utopia parimenti applicabile alle poesie di Gabriele Gabbia che, nella sua raccolta d’esordio (La terra franata dei…

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Somewhere: un cortometraggio di Christian Tito

Via Lepsius

Un po’ come a dei figli voglio bene a ciascuno dei miei cortometraggi. Con ciascuno di essi esiste un legame personale che me li rende cari nonostante le loro imperfezioni, anzi, probabilmente, proprio come a dei figli , a partire da esse. Generalmente il punto di partenza prima di cominciare a montare un lavoro è una sorta di fusione reversibile con l’ambiente. È capitato nel tempo e in particolar modo negli ultimi lavori, che io e Nicola Sisci, compagno di tante avventure, nonché talentuoso curatore della fotografia, a un certo punto, cominciamo a passare del tempo in qualche luogo, con qualche persona, per qualche ragione. I perché di questa necessità, mentre vengono soddisfatti con abbozzi di risposte, restano in realtà oscuri e spesso rimangono tali sino a diverso tempo dopo che il lavoro è stato portato a termine. Ci siamo solo noi, con la telecamera e il nostro comune piacere…

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#7 – poesie per mio figlio e altre faccende.]

nel tuo dormire si spoglia l’intera
frequenza delle tensioni del giorno
la miracolosa vertigine del sogno
s’apprende alla leggerezza del tuo sonno

niente spergiuri misericordiose ansie:
la pioggia stanotte batte la notte
ripercuote le giornate come una sferzata di benedizioni
che alleggerisce la coscienza dagli orrori
lava via la presenza del nostro coesistere al mondo.

la lentezza del pensiero in te s’accuccia madrefiglia
in te riprende fiato.

#8 – dalla raccolta: poesie per mio figlio e altre faccende.]

quando al mattino ti svegli assonnato
e svogliato stizzisci al mio –buongiorno!
ti fa da richiamo la colazione
d’orzo dolce e chicchi di grano,
mentre osservando la noia che t’arreca
il mio dovere materno,
faccio riserva d’attese e speranze
per quando non potrò più espiare
_________ __________ la svogliatezza
dell’iniziarti a vivere secondo
dopo secondo.