Mark Strand (1934-2014) – La metafisica dell’assenza.

Carteggi Letterari - critica e dintorni

Moon,  Mark Strand

Open the book of evening to the page
where the moon, always the moon appears

between two clouds, moving so slowly that hours
will seem to have passed before you reach the next page

where the moon, now brighter, lowers a path
to lead you away from what you have known

into those places where what you had wished for happens,
its lone syllable like a sentence poised

at the edge of sense, waiting for you to say its name
once more as you lift your eyes from the page

close the book, still feeling what it was like
to dwell in that light, that sudden paradise of sound.

*

Luna
Apri il libro della sera alla pagina
in cui la luna, sempre la luna, ancora appare
lì tra due nuvole, muovendosi piano, così piano che sembrerà
siano trascorse ore prima che possa voltare alla pagina seguente

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Mark Strand (11 aprile 1934 – 29 novembre 2014)

Carteggi Letterari - critica e dintorni

Mark StrandMark Strand – by Ezequiel Zaidenwerg ©

Mark Strand. Poeta, saggista, traduttore, era nato nel 1934 a Summerside, nella Prince Edward Island (Canada). È morto il 29 novembre 2014 a New York. Ha ricevuto numerosi premi tra cui il Pulitzer per la raccolta di poesie Blizzard of One.

Poesia

1964: Sleeping with One Eye Open, Stone Wall Press.
1968: Reasons for Moving: Poems, Atheneum.
1970: Darker: Poems, including “The New Poetry Handbook”, Atheneum.
1973: The Story of Our Lives, Atheneum.
1973: The Sargentville Notebook, Burning Deck.
1978: Elegy for My Father, Windhover.
1978: The Late Hour, Atheneum.
1980: Selected Poems, including “Keeping Things Whole”, Atheneum.
1990: The Continuous Life, Knopf.
1990: New Poems.
1991: The Monument, Ecco Press (see also The Monument, 1978, prose).
1993: Dark Harbor: A Poem, long poem divided into 55 sections, Knopf.
1998: Blizzard of One: Poems, Knopf.
1999: Chicken, Shadow, Moon & More, Turtle…

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Adam Zagajewski

Carteggi Letterari - critica e dintorni

Dalla vita degli oggettiUn attimo di chiarezza dura così poco.
L’oscurità resta più a lungo. Vi sono
più oceani che terraferma. Più
ombra che forma.

(L’attimo, pag. 137)

Nato nel “45 a Leopoli, odierna città ucraina di L’viv, Zagajewski alla fine del secondo conflitto mondiale, fu costretto con la sua famiglia ad abbandonare la Galizia e a trasferirsi nella Slesia sottratta alla Germania per essere annessa alla Polonia. Di fatto Zagajewski è stato sempre considerato polacco più che ucraino, studiando e formandosi a Cracovia, dunque partecipando attivamente e rappresentando a pieno titolo la Generazione letteraria della Nowa fala, ovvero la Polish New Wage del “68. Ma più di tutto Zagajewski, così come il Miłosz di “Citta senza nome”, si definisce cittadino dell’Europa dell’Est, ovvero di quel mondo di frontiera in cui confini, appartenenza e disappartenenza sembrano sottostare al susseguirsi di vicende storiche in cui la forza e la…

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poesie per mio figlio I

ho scritto le migliori poesie
ponendo asterischi al margine
di uno specchio di stelle per carpire
i tuoi pensieri nel riflesso
delle mie lune

nel rileggerle a distanza di anni
col senno di poi e la senescenza
che acquieta
compongo arcobaleni di ricordi
nella scia di una supernova
in equilibrio tra speranza e delusione

sapere di aver fallito, sbagliato, ferito
è una consapevolezza che non voglio abbandonare

se mi giustificassi con te, bambino mio,
sarei indegna di averti amato.

Antonella Taravella Guarino, alcuni inediti

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Antonella Taravella Guarino

dai piedi a salire – un ansimo caldo
lo schioccare dei legni
appartengo ad una fiamma appassionata da
mostrare senza il freno della lingua
(eccomi)
come il coccolare prudente
della voce – nel suo doppio
che arrotola febbre nelle mani


è vuotezza il tremore della parola
un labbro spaccato in più punti
che riordina il tempo
solo ora che il sole sceso in gola
indietreggia il buio dietro le dita
raccolgo l’espressione dell’inchiostro
che si apre come fosse sangue marcio


vorrei saperti – come il perdere equilibrio
nei piccoli morsi dati al cuscino
quando l’inverno è una lama limpida
diretta al gesto che respiro
come a riempire i giardini di vento


sono una piega di mare cresciuta con la bugia della memoria
nell’occhio aperto – in questo darmi un grembo dove lambire
il mio dolore
nelle mani coperte di fiori – fino spinarsi nel precipizio
imitando mia madre nell’amore
restando…

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Come a beato confine, Stefano Guglielmin. Note di lettura

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comeabeatoconfine

di Daniela Pericone

 Stefano Guglielmin, come a beato confine, Book Editore 2003

Una continuità di interrogazione motiva il dire poetico di Stefano Guglielmin in come a beato confine (Book Editore, 2003), il rovello sulla natura della coscienza individuale, lo scavo della pulsione che porta a dire “io” e tutto ciò che attiene alle rifrazioni del sé, in primis l’intento di distanziarsi dall’“io” fino a sentirlo “altro”.

È illuminante seguirne la parabola speculativa, quella di una parola sapida e precisa che avverte la necessità di un primo imprescindibile passo verso la conoscenza annullando il sé: “io dovrebbe” […] “alla prima persona singolare / oscurare lo specchio”, ossia il tentativo di pensare e osservare spogli della prospettiva egotica della propria singolarità. Per proseguire poi alla luce di questa visione altra e affondare nella fisicità dell’esistente, nei suoi succhi, nei suoi umori grevi. Fino al compimento dell’attraversamento, al riconoscimento del tu (“

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Suite Etnapolis – di Antonio Cuthbert Lanza

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Antonio Lanza, nato a Paternò (CT) nel 1981, vive a Biancavilla. Laureato in Lettere Classiche, dal 2010 svolge l’attività di libraio. Figura tra i poeti lettori della manifestazione IsolaPoesia, ideata e diretta da Giuseppe Condorelli e Paolo Lisi. È stato più volte ospite nei cicli Notte della Poesia e Rito della Luce, organizzati dalla fondazione “Fiumara d’arte” di Antonio Presti. Per una TV locale ha realizzato insieme al poeta Vincenzo Galvagno una serie di interviste a poeti e scrittori, tra cui Maria Attanasio e Loretto Rafanelli. Sue poesie sono apparse sull’inserto culturale “Moby Dick”, su “Poesia” (Crocetti editore) nella rubrica Testi dei lettori, curata da Roberto Carifi, e sulla webzine “l’EstroVerso” di Luigi Carotenuto e Grazia Calanna. etnapolis-shoping-centerSe ancora ha senso parlare di poesia “civile”, operando una distinzione di genere e contenuto in poesia, in questa categoria del quotidiano narrato a scopo sociale dovremmo inserire la…

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Ablativi assoluti

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Vincenzo Galvagno nasce a Catania il 28 novembre del 1981. Vive a Biancavilla, un paese dell’hinterland catanese, è praticante avvocato. Ha collaborato con “IsolaPoesia”. È poeta lettore nei cicli “Notte della Poesia” e “Rito della Luce”, organizzati dalla fondazione Fiumara d’arte di Antonio Presti. Sue poesie sono apparse su “Moby Dick”, curata da Loretto Rafanelli, e su “VivereMilano”, nella rubrica curata da Alberto Pellegatta.
ablativi assolutiNel 2013 pubblica per Ladolfi Editore la silloge “Ablativi assoluti”, con prefazione di Maria Attanasio. L’ablativo assoluto sintatticamente rappresenta un elemento di distacco e solitudine che completa la frase, ma nello stesso tempo ne è assolutamente avulso, eliminabile per inciso. Gli ablativi assoluti di Galvagno sono in questo senso “metafora della solitudine dell’individuo”, e strutturalmente si dividono in tre parti: “Poesia e verità”“Turbata quiete di pubblico incanto” – che già dal titolo sembra riecheggiare, o fors’anche omaggiare, la dannazione dell’incomunicabilità espressa dalla grande 

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