“Hairesis” in Terra d’ulivi

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“La curva del giorno” di Biagio Cepollaro, Una vita possibile fuori dalle righe della storia

perìgeion

 Di Christian Tito

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(Fotografia di Dino Ignani)




Mentre nell’estate a tratti torrida impazzava l’ennesima discussione sulla morte della poesia nel nostro paese, rinfrescavo mente, spirito e corpo attraverso la terza lettura di un libro che mi fa sorridere e pensare che la poesia invece non è morta (e mai morirà) e, in alcuni casi, gode di ottima salute.
“La curva del giorno” di Biagio Cepollaro, libro uscito a inizio anno per L’Arcolaio, è, secondo me, un libro che si discosta profondamente dai canoni della poesia italiana contemporanea sia in senso formale che in merito ai contenuti.
Non sono in grado di formulare un’analisi accurata di ciò che rappresenta all’interno di tutta l’opera di Cepollaro perché sono un lettore affamato e onnivoro ma anche molto disordinato e del poeta originario di Napoli avevo letto stralci di libri attraverso la rete mentre questo è il primo che ho gustato sulla carta e…

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Storie di Damiano Sinfonico

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STORIE

di Amara

Una delle cose che mi ha più colpito, leggendo Storie,  l’opera prima di Damiano Sinfonico edita da L’Arcolaio, è che sono storie senza età, non  generazionali  ed è per questo che, anche  se  l’autore è giovane e io non lo sono più, ho potuto sentirle e farne parte.

Il tono del suo verso  è spesso descrittivo eppure, forse per la brevità dei componimenti, non suggerisce noia né eccessiva personalizzazione, ma riesce ad essere perfettamente propedeutico al punto focale, al senso, quello che ognuno sente di dare. Anche il ritmo, pur non avendo una particolare musicalità, scorre fluido e piacevole.

Sono testi pacati che, pure in densità, sanno farsi ascoltare sottotono e avendo avuto il piacere di incontrare l’autore, sembrano non essere figli di alcuna forzatura, davvero simili alla voce di chi li ha scritti.

Per una nota più precisa sulla poetica cito il prefatore Massimo Gezzi…

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Rosaria Lo Russo, Nel nosocomio

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di Roberto R. Corsi

La società produce paura, la paura catalizza il desiderio di sicurezza, il desiderio di sicurezza genera l’opportunità etico-economica di meccanismi di salvaguardia doppiamente “esclusivi” – isolanti e basati sulla solvibilità; segue una fase di appagamento; poi improvvisamente, per la stessa logica etico-economica, dal nosocomio si scivola, tra vane resistenze, nel dormitorio.
Il sistema binario nosocomio-dormitorio (nient’altro, quest’ultimo, che la nostra cruda destinazione) è all’inizio del libro luogo allegorico, poi non-luogo nella misura in cui non crea identità relazionale ma ospita un coacervo di individualità in transizione (un gruppo basato più che altro sull’arrangiarsi e sul si salvi chi può). Per finire con la terza sezione, efficacemente definita “Spoon River glocalizzata”, attraverso la quale, tra elegie funebri via via grottesche glaciali o dolci, viene svelato il già evidente, ossia l’identità tra costruzioni fantastiche e (in-)civilità contemporanea.
Dopo la prima uscita nel 2011 e alcuni inediti fatti circolare…

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