#2 l’aragosta

Nel capitolo precedente ho detto “mi rifiuto”
C’è un dannato senso di libertà in questo silenzio scritto di nascosto, un’anarchia pulsante e vitale nella mia autodistruzione.
E’ come una risata profonda sulla mediocrità che mi strappo di dosso con le unghie, a mani nude.
Sudo. Fa freddo, sudo. Scrivo necessità e bisogni, pulsioni semplici e animali. Paure e alambicchi per cancellare il terrore. Sono un contrasto che si va spegnendo, la fredda superiorità del cervello che osserva la bassezza di quanti mi hanno messo le mani addosso: Continua a leggere…

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