Sin da bambini si impara misurando le distanze attraverso l’intensità dei rumori e l’alternanza di silenzi e suoni.
la profanazione di una casa vuota
si legge nel silenzio delle dita
quando registrano la pesantezza
del dono nel tonfo di un oggetto
mentre cade
I bambini non fanno che lanciare gli oggetti, buttandoli dal seggiolone per ascoltarne il rumore e imparare così la gravità del cadere. In tutto questo sperimentare-vivere-imparare, le mani e l’udito tornano a essere complici nella lettura e nella spiegazione del mondo, creando una sorta di secondo linguaggio.
Gli adulti invece si lanciano direttamente nel vuoto, senza la prudenza istintiva dei bambini.
Gli adulti usano le mani con la consapevolezza diretta di causa ed effetto e a volte uccidono con le mani, altre amano e dopo aver amato odiano o posseggono fino al delirio estremo della fine.
Creano anch’essi un secondo linguaggio ma, in questi casi, privo di comunicazione, sordo alla conseguenza del gesto e dell’azione, chiuso in un atto impositivo che nulla ha a che vedere col danno innocente dei bambini.
Anche il rumore delle mani adulte può essere delicato come una carezza, può modularsi in suono con la sapienza dell’esperienza di una vita, con la memoria dell’infanzia giocosa, nell’attesa di una vecchiaia di pacata saggezza. Eppure, nonostante tutta la conoscenza pregressa di secoli e storia, di scoperte e traguardi di arte e scienza, sempre più mani si mortificano nel sangue sacrificale di infanzie tradite, di madri e mogli sgozzate, di generazioni depredate dall’uso criminoso di mani che, giorno dopo giorno, si impossessano del loro futuro.
Gli adulti usano le mani con la consapevolezza diretta di causa ed effetto e a volte uccidono con le mani, altre amano e dopo aver amato odiano o posseggono fino al delirio estremo della fine. Grazie e bentrovata Natalia.